Politica e disoccupazione. La prima dovrebbe combattere la seconda. Ma quest’ultima si sta rivelando assolutamente tenace e forte. L’Italia è “stravolta” dall’alta disoccupazione: siamo quasi al limite del collasso economico: il numero dei senza lavoro è in crescita, sia tra i giovani under 25 che al di fuori di questa categoria di persone. Al momento in Italia ci sono 3 milioni di disoccupati, con i giovani che battono i “non giovani” per 4 a 1.
La politica deve fare qualche cosa per poter combattere la disoccupazione, ma deve farlo subito: incentivare i corsi per disoccupati e aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo. La generazione perduta deve essere recuperata, altrimenti come si potrà vedere il futuro? Che futuro avrà il nostro paese se coloro che oggi dovrebbero avere un lavoro e dei figli non possono averli anche per non poterseli permettere?
La politica ha fino ad ora messo in campo una serie di misure per favorire l’occupazione, prima con il governo Monti (che però, ad onor del vero, si è occupato prima di tutto di tagliare i costi ed alzare le tasse) e poi con quello Letta. Lo stesso Letta, prima di accettare l’incarico conferitogli da Napolitano come primo ministro, aveva messo tra i primi punti della sua agenda la lotta alla disoccupazione. Peccato che tutte le semplificazioni normative che sono state di seguito annunciate dal ministro del Lavoro non hanno trovato seguito. Peccato anche che il numero di nuovi posti di lavoro che sono stati annunciati è stato di poco meno di 30 mila ogni anno. Per ora, in Italia, solo belle parole ma pochi fatti. Tutto fumo e niente arrosto, recita il famoso “detto”.
Ma i nostri concittadini hanno bisogno di mangiare, non ci si può saziare di solo fumo. Ecco dunque che il governo dovrebbe semplificare il mercato del lavoro, dovrebbe recuperare la cultura del “made in Italy” e dovrebbe soprattutto abbassare la pressione fiscale sulle aziende e sulle famiglie. Poi potremo iniziare a cucinare.